L’ OmCpi L’osservatorio multiculturale CPI comitato provinciale intercultura nasce secondo un’idea della Dr.ssa Anna Luana Tallarita PhD Cav.
Entro le attività di CAFISC EJ UPECEJ
OmCpi Osservatorio Multiculturale Comitato provinciale Intercultura.
Per tutte i progetti, gli interventi, le questioni, le discussioni, i problemi, inerenti l’approccio multiculturale e di mediazione per gli immigrati, che sono in alto numero, nella piana di Gioia Tauro e nella città di Roma.
Nasce come Jazzitude CPI comitato provinciale intercultura, con la partecipazione alle attività della Farnesina, già dal 2005,
Questo osservatorio multiculturale, intende essere un faro, per le tematiche, le azioni, gli interventi, che riguardino gli immigrati. I servizi di mediazione, un approccio conoscitivo e di interscambio con le loro culture e tutte le attività di prevenzione, di attuazione di accoglienza e di dialogo con quelle presenti in particolare nella Piana e di Roma.
Per la promozione di eventi di arte e cultura, l’Osservatorio Multiculturale CPI è un’entità dialogante con i Comuni e gli Enti preposti (Prefettura).
Per tutte le presenze di immigrati e di comunità immigrate già integrate.
Per informazioni
COLLEGATO ANCHE ALLO SPORTELLO VITTIMOLOGICO L’IDEA NASCE DENTRO IL PROGETTO DELLA DOTTORESSA TALLARITA CREATO NELL’AMBITO DELLE RICERCHE REALIZZATE AL MASTER IN EPISTEMOLOGIA E INTERCULTURALITA’ APPLICATA CON IL PROGETTO DI LAVORO DENOMINATO:
“IL CENTRO INTERCULTURALE SPORTELLO IMMIGRATI“
Arte & culture condivise per la conoscenza dell altro da se
“La società deve intervenire per favorire l’incontro con l’altro attraverso luoghi, situazioni, eventi che ne favoriscano la conoscenza e la comprensione. Così che la multiculturalità sia una fonte di crescita umana sotto ogni profilo. Premessa, che si pone quale base per comprendere la necessità di creare a livello sociale, quegli organismi che si pongano come luogo di incontro tra le culture. In tale contesto si creano i presupposti per la nascita del progetto che questo project work presenta:
UN CENTRO AGGREGATIVO PER LE DONNE CON UNO SPORTELLO PER GLI IMMIGRATI
Centro che promuova l’incontro delle donne e da loro con i bambini e negli eventi in esso organizzati, degli esponenti della comunità immigrate presenti nel territorio in cui esso svolga la sua attività. Incontro favorito da attività culturali e sociali, dibattiti tutto per ampliare la conoscenza dell’altro. Mettere sul piano comune le differenze, le tradizioni, a partire da quelle legate alla sfera della cultura e dell’arte tradizionale, dalla culinaria alla musica. Dall’arte pittorica, alla poesia, alla letteratura. O semplicemente a tutto quello che la tradizione orale a tramandato nel tempo di generazione in generazione. Configura tutto quel patrimonio che deve essere partecipato, e cerca uno spazio entro cui farlo, dove ci si incontri con semplicità per condividere il proprio patrimonio culturale con chi non lo conosce, ma dalla cui esperienza ne può uscire umanamente e socialmente più ricco.
La presenza delle donne, è fortemente e costantemente pregnante. Il loro contributo si estende alla costruzione del sociale, oltre che per la naturale potenzialità di essere alla base della progenia umana. Da questo fondamentale storico sociale, sarà mio interesse partire, al fine di porre la giusta rilevanza su una questione che entro le problematiche legate all’interculturalità solleva un forte interesse. Mi riferisco alla presenza delle donne all’interno della società ed in particolar modo alle donne immigrate. All’apporto che esse apportano alla società, società da cui provengono e quelle a cui arrivano. Donne detentrici della formazione e dell’educazione. Donne di società diverse fisicamente simili, separate da differenze sociali che solcano profonde le rughe dei loro visi e le piaghe delle loro mani. Alcuni ambiti sociali sono di totale appannaggio della donna. Dalla cura e della crescita dei bambini, alla dedizione alla famiglia ed alla cura degli anziani. E nel momento in cui le madri, che si dividono tra il mondo del lavoro e la famiglia, non riescono a curare tutto con la dovuta attenzione, rivolgono richiesta d’ausilio alle donne. Che giungono da altri paesi, che sono straniere ma donne come loro, a cui delegare la cura della famiglia. Dalla cura della casa e all’impegno per l’accudimento degli anziani. Ma le differenze tra queste donne si rivelano apportatrici di miglioramento e non devono essere fonte di disgregazione o base per uno scontro sociale, su chi debba avere la mensa scolastica i posti negli asili per i figli o gli alloggi sociali in cui abitare. La tolleranza, la conoscenza ignara all’ideologismo, costruiscono un sano contesto interculturale, in cui la multiculturalità diventa una ricchezza. Come sempre l’incontro con la differenza propone. Ove l’incontro avvenga entro ambiti di curiosità costruttiva e non animato da ideologici preconcetti, che oscurano la bellezza e l’apporto fortemente accrescitivo della diversità la donna subisce molto spesso le conseguenze dei una parte di società malata, legata a schemi insani, e molto spesso ad appannaggio dei una maschilità deviata, predominante che vede nella sottomissione dell’altro, come unico modo per l’affermazione del se. E tutto questo viene fatto servendosi anche delle religioni e dei loro precetti, che vengono mistificati, distorti nei concetti atti a violentarne l’essenza a fini di sottomissione. La questione dell’uso del burca per le donne islamiche, nasce proprio all’interno della discussione su tali concetti. Ovvero ci si domanda quanto questa pratica, di utilizzare un vestito che copra interamente la figura lasciando scoperti solo gli occhi, sia una libera scelta da parte delle donne, in quanto manifestazione delle loro tradizioni e di alcuni precetti della loro religione e quanto invece non sia una costrizione, presa dalle scritture religiose e distorta, al fine della sottomissione della donna, della negazione di una sua libera espressione, a favore di un maschilismo violento e opprimente. E la polemica si estende anche sull’uso del velo. Discussione che proprio attualmente e diventata proposta di legge in Francia sul veto totale di uso del velo in ogni istituzione statale, al fine di una non differenza sul piano sociale, ed a loro dire, di un’affermazione liberale dei diritti della donna. Proposta di legge che segue un lungo dibattito sull’uso o meno del velo a scuola. Approcciarsi alle differenze, con la curiosità che porta alla vera conoscenza, epurata da preconcetti e ideologie, rappresenta l’unico modo per rendersi veramente consapevoli di quanto le società, e perche, si differenzino su questioni etiche, filosofiche ,morali ,politiche. E quanto le differenze siano espressioni di concetti contestabili, che negano la dignità umana e quanto invece non siano semplicemente inusuali per i costumi sociali che le accolgono, con cui vengono in contatto e per tale ragione non certo trascurabili o addirittura a demonizzare.”